ATROZ (2015) – Marò, che male

Non ci credeva veramente nessuno che avrei scritto prima del 2021, ma hey, sono una sorpresa continua. Oggi porto, dopo averlo tenuto in lista per 46 anni, il film ATROZ (2015) di Lex Ortega!

prostituta atroz legata con nastro torturata

ATROZ (2015) – Critica sociale feat. un’ora e mezza buona di dolore

raga vi ricordo sempre che io spoilero come se non ci fosse un cazzo di domani

Non so veramente da dove partire ‘co sto film, è stata un’esperienza veramente marcia e terribile. Mi so dovuta mettere d’impegno per cercare un’immagine di copertina che non mi facesse bannare da tutti i social in cui posto.

ATROZ (2015) gode di una fama veramente lodevole sul web, se ne parla come qualcosa di veramente raccapricciante e, mai come questa volta, mi ci trovo d’accordo. A rendere il tutto ancora più stuzzicante, si aggiunge il fatto che il film sia stato presentato da Ruggero Deodato, essì, proprio il Ruggero Dedoato di Cannibal Holocaust. Penso che riusciamo un po’ ad inquadrare meglio Atroz così, no?

Atroz (2105) di Lex Ortega doveva inizialmente essere solo un corto, sostanzialmente doveva terminare dopo la prima videocassetta, è stato poi ampliato. Pur essendo un’esperienza principalmente molto, MOLTO, visiva e molto, MOLTO gore, il film ci viene in realtà proposto dallo stesso regista come una “critica sociale” (approfondiamo dopo).

“Atroz” possiamo considerarlo (per un buon 90% della durata) un found footage, siccome ci sono “tre” spezzoni principali, che coincidono con tre cassette che vengono ritrovate e che ci vengono mostrate interamente. Cassette che sono praticamente al limite dello snuff, ma di questo ne parliamo più avanti.

Tortura con cacciavite sotto l unghia dal film atroz

ATROZ (2015) – Unghia che saltano come pop-corn e umani sfilettati

Atroz (2015) è un film forte. Veramente forte, un pugno allo stomaco. Sono solita essere molto poco espressiva mentre guardo i film, ma con Atroz non sono riuscita a trattenere espressioni di disgusto o disagio.

Qualche riferimento alla trama per inquadrare bene ciò di cui parlerò: due serial killer pazzi e spietati vengono catturati “quasi per sbaglio”, per via di un incidente d’auto. I nostri due simpatici amici (che devo ammettere fanno veramente paura), conservano delle videocassette che The Poughkeepsie Tapes spostati.

Le tre videocassette che visioniamo, sono tutte e tre spaventose e ripugnanti, le violenze perpetrate sono tutte mostrate per intero, niente viene risparmiato e ciò che ci troverete sarà veramente roba da pazzi, cioè cose che non ti aspetti nemmeno si possano pensare. Cruente, veramente cruente e brutali. Anche ora, solo scrivendone e solo avendo rivisto qualche spezzone del film per pescare qualche immagine, mi sento addosso quella sensazione di “EWWWWWWWWWW”, insomma spero che apprezziate sempre le descrizioni onomatopeitiche e dettagliate di Spooktopus.

Oltre all’uso indiscriminato di diverse forme di tortura, violenza (fisica e non), si aggiungono anche tutta una serie di parafilie (tra cui coprofilia, pissing e necrofilia), che si preoccupano di rendere il tutto ancora più tremendo di quanto già non sia.

Prostituta picchiata da Goyo, protagonista di Atroz

“Per ogni duro, ci sarà sempre qulcuno più duro”

Ho cercato quindi di esprimere quanto meglio mi fosse possibile, l’orrore visivo che è stato Atroz. Non ho descritto nel dettaglio le pratiche e le torture, perché ovviamente: numero 1) cioè scusate ma è barare, se volete sapere che succedete andate a vedervelo e soffrite come ho fatto io e 2) perché non sarebbe (ovviamente) lo stesso.

Quindi tralasciando un attimo il pugno allo stomaco che è Atroz, come ho anticipato all’inizio della rece, il film si pone come una critica sociale.

Innanzitutto mi sento di dire che sì, la critica sociale c’è, ma potrebbe passare quasi in secondo piano, un po’ si rischia di “perderla”, a causa dell’efferata violenza visiva a cui siamo esposti. Tuttavia, c’è.

Goyo protagonista di Atroz

Lex Ortega attraverso Atroz denuncia il sistema governativo messicano, ed in aggiunta ci mostra anche quella parte del Messico degradata e dimenticata: prostituzione e malavita regnano sovrane; “uccidere in Messico è semplice ed il più delle volte allo stato non frega un cazzo”.

Alla base di tutto c’è la violenza. Anche lo stesso stato messicano fa uso degli stessi discutibili “metodi”. E quindi i nostri protagonisti distruggono delle povere vittime ma loro, altrettanto, vengono distrutti dai “più duri” (che siano i poliziotti o il loro stesso ambiente familiare). Un circolo di violenza che non ha fine.

Goyo torturato dalla polizia del Messico

Goyo: protagonista pazzo in culo che nonostante tutto mi fa sentire pure male

I nostri protagonisti sono esattamente il frutto del luogo in cui sono nati e cresciuti: sono personaggi segnati, distrutti, lontani da qualsiasi forma di redenzione, personaggi che sono nati nella violenza e non conoscono altra forma di espressione.

Lo stesso protagonista, Goyo (interpretato da Lex Ortegam tra l’altro), ha alle spalle un’infanzia/adolescenza terribile. Un ambienta familiare da incubo, che mina totalmente alla sua persona.

E quindi sostanzialmente con la terza cassetta, quando vedo un Goyo che subisce una violenza sessuale da parte del padre solo perché il suo orientamento sessuale viene considerato “non naturale”, non posso che sentirmi male, malissimo. E’ un tema che un po’ mi è caro, dunque me la sono presa un po’ sul personale, e vedere che la famiglia, quello che dovrebbe essere il tuo safe place nel mondo, spesso e volentieri è invece “il tuo peggior nemico” è pesante. Pesante perché mi rendo conto che esistono realtà simili. E quindi questo bastardissimo film di Atroz mi fa finire pure a sentirmi male per un pazzo omicida sadico del cazzo, ma vedi se non ne devo uscire segnata pure io.

Volendo semplificare, è un po’ come la questione del “bullo” stereotipato: il mio ambiente familiare è terribile e mi fa del male ed io di conseguenza faccio del male agli altri. Penso sia anche abbastanza inevitabile non fare una piccola riflessione su come il contesto familiare e sociale contribuisca allo sviluppo della persona.

Goyo che si induce l asfissia con una pellicola sul volto

Non mi sbilancio sul finale, questo lo lascio a voi. Mi sento solo di dire che Atroz non è assolutissimamente un film che consiglierei a qualcuno che “non è dell’ambito”, non è per tutti. Ma va be che se siete qui probabilmente siete delle bestie tipo me, quindi dubito abbiate una qualsiasi forma di sensibilità ( 😉 ).

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Lorena | Horrornauta.it

Mi piace l'horror inusuale, quello che si insinua sotto la pelle e ti spaventa perché simil-realistico. L'inquietudine di guardare qualcosa che tutto sommato, potrebbe tranquillamente presentarsi nel mondo reale. Scrivimi a hello@horrornauta.it.

6 Responses

  1. Si, direi che concordo con quello che dici del film, l’ho visto la prima volta qualche giorno fa, ho provato una seconda ma sono riuscito a vederne solo un terzo.

  2. Sto per iniziare ora una seconda visione. Visto qualche anno fa, lingua originale e sottotitoli in inglese. E mi sono persa qualcosa del finale. Buona visione a me….si fa per dire. È veramente una mazzata, una compilation di pugni nello stomaco.

  3. Visto due volte,la prima ho dovuto fermare le immagini,lo ammetto. La seconda ci sono riuscita per intero 😂 Duro, violento,un vero calcio nei coglioni per gli uomini, una stretta di capezzolo per noi donne. Ho visto di peggio perché forse sono malata anch’io,ma Atroz mi ha profondamente segnata.

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